Terapia di coppia a Catania: crisi di coppia, tradimento

Affronta i problemi di coppia con la terapia di coppia a Catania insieme allo psicologo Mariano Indelicato.

La vita di coppia segue un percorso di alcune fasi, con molti alti e bassi.
In un primo momento, avviene il classico colpo di fulmine in cui ambedue i partner sono disponibili ad innamorarsi e provano una forte attrazione anche di carattere sessuale. Dopo il corteggiamento classico, che spesso viene vissuto a posteriori con grande rammarico, avviene il fidanzamento. Inizia in questo momento la fase dell’amore romantico vero e proprio caratterizzato da grande passione in cui il partner diventa l’unico motivo di vita che riempie le giornate e i pensieri. E’ il momento delle innumerevoli telefonate giornaliere, degli incontri continui, del non potersi staccare l’uno dall’altro. In questa fase il partner, a seconda dei casi, è il principe azzurro o la bella principessa.
Dopo un po’ la vita romantica entra nel tran tran quotidiano e iniziano a venir fuori i lati negativi: il principe azzurro inizia a trasformarsi in un uomo normale, noioso e brontolone, la principessa è ipercritica, esigente e non così bella come sembrava all’inizio.

A questo punto iniziano i conflitti tra i due partners finché non iniziano a pensare al divorzio.

Le coppie, infatti, arrivano in psicoterapia nel momento in cui si sentono paralizzate da tutta una serie di problematiche, presenti all’interno della loro relazione, che conferiscono un profondo stato di malessere ad entrambi e a cui, da soli, per quanti sforzi  facciano, non riescono a trovare una soluzione efficace.

La psicoterapia di coppia è spesso l’ultimo passo prima di arrivare alla separazione.

E come se prima di recarsi dall’avvocato i due coniugi si dessero un’ultima possibilità di salvare il matrimonio.

A volte sono d’accordo entrambi nell’iniziare il percorso terapeutico, mentre in tante occasioni è solo uno dei due coniugi a cercare le possibili soluzioni e l’altro accetta solo per evitare di essere considerato il colpevole della rottura del legame di coppia.

In queste situazioni il terapeuta si trova a sfuggire alla possibile triangolazione della coppia.

Infatti, il primo tentativo dei coniugi è quello di ricostruire all’interno della stanza di terapia, il loro menage familiare in cui ognuno dei due tenta di addossare tutte le responsabilità all’altro. Si comportano come se fossero a casa cercando continue conferme da parte del terapeuta che viene visto come il giudice che dovrà stabilire chi dei due ha ragione.

E’ in questa prima fase che bisogna guardare alle problematiche di coppia in una nuova prospettiva che in qualche modo superi i vissuti della vita quotidiana spesso intrisi da una sofferenza psichica che investe ogni ambito della vita a due. Infatti, le relazioni sono spesso caratterizzate da aggressività e litigiosità e sfociano in un progressivo allontanamento fino ad arrivare all’indifferenza. Ogni parola, ogni comportamento diventa un pretesto per litigare e la vita quotidiana si trasforma in disagio, intolleranza, insoddisfazione ovvero in tutto ciò che viene definito conflitto di coppia.

I due partners non si rendono ovviamente conto che il loro disagio spesso viene da lontano.  Il rapporto di coppia, infatti, è un sistema complesso di relazioni che si intersecano su diversi piani e che coinvolgono numerose sfere della vita dell’individuo. La vita di coppia viene influenzata dalle relazioni con le famiglie d’origine, dal tipo di professionalità, dagli accordi economici più o meno espliciti, dalle amicizie o dalle scelte riguardanti il modo di utilizzare il tempo libero, dalla eventuale presenza di figli o ex mogli e da molti altri fattori.

Eugenia Scabini e Vittorio Cigoli ritengono che il rapporto di coppia si fondi non solo su di un patto dichiarato – un patto che ha nel matrimonio la sua visibilità a livello sociale, che è sostenuto dall’impegno e da una progettualità comune connessa alla volontà di dare continuità alla relazione – ma anche su di un patto segreto .

Quest’ultimo rappresenta un intreccio inconsapevole di bisogni e speranze che nascono dalla storia personale e familiare di ognuno e che ciascun partner si aspetta di soddisfare all’interno della relazione di coppia . Sulla base di questo intreccio si concretizza la scelta reciproca.

Si tratta tuttavia di un patto segreto che a volte può essere praticato – rendendo così possibile ai partner, attraverso il loro incontro, di soddisfare i loro bisogni profondi, e di sperimentare una relazione appagante – e altre volte non può esserlo in quanto i bisogni che i due partner speravano di soddisfare reciprocamente vengono sistematicamente disattesi.  In questo caso a prevalere all’interno della relazione di coppia saranno il disagio e il malessere e si potrebbe sperimentare quell’ambivalenza dei sentimenti descritta da Catullo nei famosi versi “Odi et amo: Quare id faciam, fortasse requiris.escio, sed fieri sentio et excrucior.” (“Odio e amo, mi chiedi perché, non lo so, ma sento che accade e mi struggo”); oppure si potrebbe giungere a dire con Warkentin che “Tutto è permesso in amore e in guerra. E il matrimonio è tutt’e due”.

Si potrebbe sintetizzare, insomma, che nel conflitto di coppia i coniugi litigano ma non sanno, o meglio sono inconsapevoli, su che cosa litigano e, soprattutto, su come mai litigano.

Gottman sostiene che non esistono coppie assolutamente felici: tutti, chi più chi meno, durante la loro vita di coppia sperimentano dei conflitti, dei litigi, dei momenti di tensione, più o meno forte.

Le coppie che appaiono più felici tuttavia sembrano avere un segreto: quello di saper gestire i conflitti, con affetto e spirito di amicizia. Le coppie infelici non hanno questa capacità e per questo ad un certo punto della vita decidono di separarsi, senza cercare possibili rimedi, come quello di una terapia di coppia.

Il patto segreto si lega indissolubilmente con la generatività cioè con una serie di regole e miti che vengono trasmessi lungo il susseguirsi  delle generazioni delle quali gli stessi partner sono  totalmente inconsapevoli.

Per questo motivo il nostro centro utilizza l’intervista clinica generazionale del Prof. Vittorio Cigoli (Prof. di Psicologia Clinica Università Cattolica di Milano – Dir. Alta Scuola di Psicologia “A. Gemelli”) e del Prof. Tamanza (Prof. Università Cattolica Brescia), che da immediata  letture delle regole che guidano i nostri comportamenti all’interno del rapporto di coppia.

La psicoterapia di coppia, infatti, è orientata alla ricostruzione di un quadro complessivo delle dinamiche di coppia, dei reciproci comportamenti messi in atto, e dei fraintendimenti che spesso sono alla base di un cammino d’incomprensione.

La possibilità d’indagare anche le dinamiche interpersonali – che portano a reagire alle difficoltà in un certo modo caratteristico – permette di riaffacciarsi alla vita di coppia con maggiore comprensione dei meccanismi, personali e di coppia, che hanno portato alla crisi e che rischierebbero di riproporsi anche in un altro eventuale rapporto di coppia futuro. La terapia di coppia diventa in questo modo uno spazio onde poter risolvere i conflitti.

Crisi di coppia

Gottman sostiene che non esistono coppie assolutamente felici: tutti, chi più chi meno, durante la loro vita di coppia sperimentano dei conflitti, dei litigi, dei momenti di tensione, più o meno forti.

La capacità di affrontare i conflitti è una delle più importanti conquiste della coppia. Se è vero che una forte e continua conflittualità è negativa per una serena vita di coppia, nemmeno l’assenza di conflittualità è un sintomo positivo: nei momenti di conflittualità ci si confronta, si immette nel sistema relazionale la propria diversità, si arricchisce la vita di coppia di elementi di originalità senza i quali la vita diviene ripetitiva e perciò noiosa, o quantomeno poco interessante.

Wallerstein & Blckeslee in una loro ricerca del 1990 affermano che quasi tutte le coppie felici considerano il partner come il loro migliore amico.

Una buona  comunicazione sembrerebbe essere un elemento fondamentale per la riuscita del rapporto di coppia e, quindi, per superare anche gli inevitabili conflitti. Sicuramente, non basta la comunicazione perché due persone vivano per sempre felici e contente. Ma, se due persone sanno parlare, ascoltarsi e capire il punto di vista dell’altro, il loro rapporto sarà più armonioso e soddisfacente e  troveranno più facilmente una soluzione ai loro problemi.

Ogni coppia che ” scoppia”, al contrario,  è infelice per un motivo diverso: ma nelle coppie che non durano, si trova un elemento comune : una cattiva comunicazione.

Nei casi più gravi, le persone hanno smesso persino di litigare: semplicemente non si parlano, se non per darsi delle comunicazioni di ordine pratico. Ognuno non sa quello che l’altro pensa o prova, anche se spesso è convinto di saperlo. Ciascun membro della coppia si fa la propria vita, vive nel suo mondo : i  due coniugi sono come due rette parallele che non si incontrano mai. Entrambi sono profondamente infelici, ma evitano di esprimersi la loro delusione per cercare di mantenere la pace.  Fingono con gli altri e se stessi di essere più felici di quello che sono, cercando di minimizzare i problemi e di evitare il conflitto.

In questo casi si parla di “coppie in stallo” contraddistinte da una relazione che potrebbe essere sintetizzata nel seguente modo: “né con te nè senza di te”. Le coppie in stallo, con un grado di conflittualità elevato, non hanno una vita soddisfacente ma non riescono neanchè a separarsi.

Esse possono funzionare bene sul piano pratico organizzativo (la casa, i figli, l’economia della famiglia, i rapporti con il parentado…) ma non sviluppano un grado d’intimità intellettuale, emotiva nonché sessuale che sia appagante per entrambi. Il fatto che possano vivere insieme diversi anni e che magari a un certo punto uno dei due esca completamente dalla coppia per ragioni sopraggiunte (spesso un innamoramento) non significa che prima di allora non fossero in crisi. La crisi c’era ma non era stata affrontata.

Ci sono invece coppie che entrano in sofferenza facilmente, dichiarandosi in crisi alla prima avvisaglia, se questa è seria. Un’alta conflittualità mal gestita, o una relazione sbilanciata che procura più sofferenza che piacere di stare insieme, forti crisi di gelosia, problemi sessuali, rapporti difficili con le famiglie d’origine e altri problemi possono portare la coppia a riconoscere la situazione di crisi e a cercare rimedi, prima di tutto all’interno, con discussioni e tentativi di comprendersi e di cambiare i comportamenti che suscitano forti tensioni e sofferenze. Sicuramente in quest’ultimo caso non vi è assenza di comunicazione ma i due coniugi esprimendo in maniera chiara i loro sentimenti e bisogni cercano di trovare soluzione ai loro conflitti.

Non vi è dubbio che  nascondersi i problemi ed evitare le discussioni è il modo migliore per far finire una relazione.

 Provare rabbia verso l’altro è un segnale che qualcosa non va nella relazione. Sopprimere i sentimenti negativi per amor di  pace comporta il pagamento di un prezzo elevato: significa accumulare un forte risentimento verso l’ altro. Risentimento che con il tempo può arrivare a distruggere completamente l’amore reciproco.

Sei vuoi avere un rapporto felice, devi imparare ad aprirti con il tuo partner  e discutere con calma di eventuali problemi, e a comunicargli eventuali sentimenti negativi. Non lasciare che il rancore si accumuli!

Non pretendere nemmeno che il tuo coniuge ti legga nella mente. Quello che per te può essere ovvio, per un’altra persona può essere non affatto tale. In genere, le donne sono più restie, per una serie di condizionamenti culturali, a chiedere quello di cui hanno bisogno. Ad esempio, vorrebbero che il marito fosse più romantico,e premuroso ma non vogliono chiederlo. “Se lui mi amasse” pensano ” lo farebbe spontaneamente”.

E’importante rendersi conto che il fatto che qualcuno non sappia intuire i nostri bisogni, non significa che non ci ami o che non ci tenga a noi: significa solo che ha priorità un po’ diverse. Quello che per noi può essere molto importante (tipo festeggiare san Valentino, ecc), per lui può non essere tale.

Chiedere quello di cui si ha bisogno (più passione, più romanticismo, più sesso,ecc) sarà anche poco romantico, ma è il modo migliore per ottenerlo!

Quando si parla di crisi di coppia, comunque, ci deve confrontare con un modello di tipo positivo: quello delle coppie stabili.

Alcune ricerche psicologiche (Wallerstein & Blckeslee, 1995, Gottlieb, 1990) hanno cercato di capire quali sono i segreti delle coppie felici.

Sorprendentemente, le risposte date dalle persone felicemente sposate erano molti simili:

•   Considerano il partner come il loro migliore amico. Gli confidano sogni, emozioni, progetti, sono aperti e sinceri l’uno verso l’altro.

•   Accettano l’altro così come è e non cercano di cambiarlo.

•   Si concentrano sui lati positivi del partner, lo sanno apprezzare e ringraziare per tutto quello che fa , anche per le piccole gentilezze di ogni giorno.

•   Si rispettano reciprocamente, hanno lo stesso potere  all’interno della coppia. Prendono insieme le decisioni importanti .

•   Hanno lo stesso modo di vedere la vita : sono d’accordo sulle cose importanti, sui valori di base e sugli obiettivi da raggiungere.

•   Sanno come gestire i conflitti. Accettano di non essere d’accordo su tutto, sono disponibili  a fare dei compromessi. Esprimono l’aggressività in un modo costruttivo.

•   Stanno bene insieme e cercano di fare insieme delle cose interessanti. Combattono la routine, cercando nuovi interessi.

•   Sanno rispettare gli spazi dell’altro.

•   Considerano il loro rapporto molto importante e sono disponibili ad investire tempo ed energia per farlo funzionare.

Naturalmente nessun rapporto di coppia è così perfetto! Quello che emerge da questa ricerca sono una serie  di indicazioni, tratte dall’esperienza di un vasto campione di coppie felicemente sposate,  per avere una relazione sentimentale appagante e duratura.

Al contrario a tutte la coppie in crisi,  scatta un meccanismo psicologico particolare: ciascuno considera il partner il principale responsabile della situazione di tensione che si è venuta a creare. In altre parole, ciascuno sente di essere dalla parte della ragione: è il brutto carattere del partner il vero problema.  E’ inutile dire che questo modo di vedere le cose causa dei grossi problemi alla relazione: ciascun coniuge si arrocca sulle sue posizioni e cerca invece di fare delle pressioni perché il partner cambi.

Ma non è possibile cambiare un’altra persona: il solo risultato che si ottiene è quello di far sentire il partner poco capito, poco apprezzato e poco amato.

Per migliorare il rapporto di coppia, occorre invece rendersi conto delle nostre responsabilità nell’ aver contribuito ad instaurare una situazione insoddisfacente.

Il rapporto di coppia è come una danza: bisogna essere in due per ballarla. Perciò se  modifico i miei passi , cioè le mie reazioni e i mie comportamenti, anche il mio partner modificherà i suoi.

Frank Fincham e Steven Beach, esperti di psicologia delle relazioni all’Università della Florida, hanno individuato sette segnali comportamentali, caratteristici di un’insoddisfazione di coppia, che se ignorati possono portare alla rottura definitiva.

 Negare il sostegno al partner

Smettere di offrire (o di ricevere) sostegno e approvazione alla persona che ci sta accanto è il primo segnale da prendere in considerazione e su cui è necessario “lavorare”. Perché è il comportamento di rifiuto che, prima di ogni altro, determina un generale sentimento di malessere psico-fisico.

Pensieri negativi in loop

Uno dei segnali di insoddisfazione nella coppia è dato dal circolo vizioso di pensieri negativi e atteggiamenti ostili nei confronti dell’altra persona. Che vanno dalla discussione perché il latte è finito al covare l’idea di abbandonare il/la partner in un autogrill alla prima occasione!

Lo schema “richiesta-rifiuto”

Voi esprimete a voce alta un dubbio relativo all’ultima visita dei suoi genitori. Lui, prontamente, vi ignora sdraiandosi sul divano a guardare la tv.

Un altro pericoloso segno di malcontento all’interno di un rapporto è il sistema “richiesta-rifiuto”, che denota una forte incomunicabilità. In genere, è la donna ad avanzare richieste o lanciare argomenti di discussione, mentre l’uomo, tra i due, è colui che tende a rifiutare il confronto, isolandosi.

Convinzioni (ir)reali

Lui non è deciso. È troppo pigro. Ha pochi principi morali… Fare ripetutamente l’inventario delle carenze del partner non è certamente il modo migliore per mantenere l’armonia. Sembrerà strano, eppure quelle “distorsioni cognitive”, quelle “convinzioni irreali” che, specie nei primi tempi, rendono la persona amata un essere pressoché “perfetto”, fanno bene alla relazione e sono determinanti ai fini della soddisfazione di coppia.

Pertanto, finché l’interpretazione personale di ciò che altri definirebbero “difetti” è positiva, tutto filerà liscio. In caso contrario, meglio alzare le antenne e cercare di indagare su cosa effettivamente non va più.

Le giustificazioni

Ha fatto tardi al lavoro, sei certa, per ragioni che non dipendevano da lui? Oppure è una cosa che succede di continuo e pensi che potrebbe facilmente trasformarla in un’abitudine? Le ragioni che attribuiamo al nostro e al suo comportamento sono determinanti ai fini di una buona intesa. Se l’ago della bilancia, anziché verso la giustificazione, tende alla critica, è il caso di riflettere su quanto ci si sente soddisfatti dalla relazione.

Discrepanza tra partner e ideale

“Mi piace e desidero un uomo come Brad Pitt”. “Non ho intenzione di accettare alternative” (nonostante un partner ci sia già…). Se la mettete così, l’insoddisfazione è garantita!

L’evoluzione

Il grado di soddisfazione è associato alla percezione che la relazione sia migliorata nel tempo. Se vi sentite in una sorta di “limbo sentimentale”, probabilmente non vi è stata grande evoluzione e forse è giunto il momento di dare “una spinta” al rapporto. Nel bene o nel male.

Tradimento

“Non si finirà mai di tradire” sembrerebbe una frase fatta o, semplicemente relativa ai nostri tempi. Invece, se pensiamo alla storia dell’umanità troviamo che spesso i tradimenti sono state cause di guerre o di pace improvvise.  Kinsey, negli anni ’40 nel rapporto sul comportamento sessuale degli americani, ha messo in luce che almeno un marito su due aveva cominciato una relazione extraconiugale prima dei 40 anni e che il 26% delle donne faceva lo stesso.  Se pensiamo altresì che non  sono trascorsi molti  anni, una quarantina per la precisione,  da quando in Italia  l’adulterio era punito dalla legge e  neanche una trentina  da quando costituiva  ancora una valida attenuante  nel cosiddetto “delitto d’onore “. Dopo pochi decenni la stessa parola adulterio ha tutta l’aria di essere diventato un termine demodè,  che  suscita   associazioni bibliche  o richiama  alla mente le tremende punizioni della sharia islamica. In effetti,  anche nei passi evangelici troviamo l’adultera che viene condannata alla lapidazione e che viene salvata da Gesù con la tipica frase “chi è senza peccato scagli la prima pietra”.

In effetti, pur essendo allora, come lo è ancor oggi, un comportamento riprovevole, veniva e viene ugualmente condotto. A nulla sono servite le numerose rivoluzioni sessuali, rispetto all’esclusività dell’affetto nelle coppie stabili di qualsiasi tipologia esse siano, il tradimento si digerisce molto difficilmente.

Chi lo subisce viene investito da un tempesta di emozioni, dalla rabbia alla tristezza, passando per la vergogna e l’impotenza. Anche se, come sostiene la psicologa Bettsy Stone non esistono “vittime innocenti” e “vili traditori”, ma il tradimento avviene tra due persone che partecipano entrambe alla costruzione della situazione extraconiugale, l’esistenza della relazione adulterina è indice di un equilibrio emozionale squilibrato nella coppia.

Infatti,  il traditore non è solo colui che tradisce, che inganna, che è subdolo ma è anche colui che affronta diversamente una crisi di coppia, rendendosi conto dell’effettiva realtà. Spesso una relazione è caratterizzata dalla stanchezza, dalle incomprensioni, dai continui litigi, dalla mancanza di una progettualità futura, dal venir meno di un autentico sentimento.

In questo caso il tradito è colui che minimizza, che fa finta di niente, che non parla, aspettando una possibile soluzione che non c’è o che il tempo sistemi, non si sa come, il tutto. Al contrario del traditore che affronta la dura realtà della disfunzionale relazione di coppia, rompendo in qualche modo il silenzio e l’indifferenza, non in maniera esplicita, ma in maniera implicita attraverso il tradimento. Sintetizzando, in maniera molto forte, e come se il tradito avesse costretto l’altro a tradire.

Al riguardo bisogna sfatare un luogo comune, in questi casi. In un tradimento soffre non solo chi è tradito ma anche chi tradisce e le colpe non sono solo di quest’ultimo. Davanti ad un tradimento, al di là se è stato “confessato” o “scoperto”, entrambi i membri della coppia devono avviare una seria e profonda riflessione sul perché e come sia successo. Se alla conseguente e naturale esplosione di rabbia e dolore segue la riflessione accennata il tradimento acquisisce una funzione di rottura di un equilibrio di coppia apparente e patologico a tratti.

Per avvenire tale riflessione, il tradito deve accantonare un po’ la propria rabbia, cercare di “leggere” diversamente il tradimento, vederci quasi una “richiesta d’aiuto” da parte del traditore affinché si affrontino finalmente le problematiche di coppia. E quella che può sembrare una sconfitta si può trasformare in una vittoria perché può rivitalizzare la relazione e gettare le basi per un nuovo sentimento ed una nuova progettualità di coppia.

La Pof.ssa Brown (1991) ha identificato alcuni dei messaggi relazionali presenti nei tradimenti:

Relazione che evita il conflitto

Nelle relazioni di questo tipo l’infedele, marito o moglie che sia, è il più insoddisfatto della vita matrimoniale ed inizia una relazione extra – coniugale in modo da essere scoperto e, quindi, mettere in luce tutte le problematiche del matrimonio. Sul piano cosciente, il traditore si lamenta di una mancata attenzione da parte del partner. Generalmente, in queste coppie la comunicazione è limitata in modo da evitare conflitti. Hanno difficoltà a negoziare i conflitti ed utilizzano il tradimento come messaggio e, quindi, se non vengono risolti i problemi comunicativi, il perdono non sortisce nessun tipo di effetto se non quello di costruire ulteriori tradimenti.

Relazione che evita l’intimità

Si tratta di coppie che hanno difficoltà ad esprimersi i sentimenti, in cui paradossalmente il tradimento assume il significato del desiderio dell’altro/a. E come se attraverso la relazione extraconiugale si volesse dire “desidero stare con te”. Sicuramente ambedue i coniugi provengono da famiglie con un alto grado di conflittualità e con difficoltà di espressione delle emozioni. Hanno imparato che esprimere le emozioni potrebbe essere pericoloso o portare conseguenze spiacevoli come nei casi di molestie e stupri. Infatti, i due coniugi hanno paura di diventare vulnerabili e, quindi, alzano delle barriere ben protette piene di ansie e paure. La loro relazione è contraddistinta da offese continue, da critiche e di sarcasmo che spesso coinvolgono anche altri come i figli andando a costituire interazioni di tipo triangolare in cui per parlare con l’altro si passa attraverso un’altra persona. La collera presente in queste relazioni spesso diventa una spirale che serve ad evitare l’intimità. Infatti, il partner viene spesso dipinto come incurante, al contrario, dell’amante che prende il ruolo di cavaliere o dama sul cavallo bianco. La relazione extraconiugale, comunque, è anch’essa paradossale poiché è fatta di fantasie romantiche senza intimità. Questo tipo di coppie reagiscono bene alle terapie di coppia poiché riscoprono i loro sentimenti e le loro emozioni.

Fissazione sessuale

È il messaggio insito nel tradimento di quanti cercano approvazione e amore senza mai essere soddisfatti o poterne trovare. Si tratta di persone che apparentemente non sono cresciute e sono continuamente alla ricerca del riconoscimento pubblico. Infatti, le relazioni extraconiugali o le eventuali conquiste in campo sessuale devono essere pubblicizzate in modo da ricevere una ricompensa sul piano psicologico. Generalmente, i traditori di questo tipo sono uomini e in particolare quelli del meridione d’Italia. Quest’ultimi vengono educati al mito del “supermaschio” che non può assolutamente sottrarsi rispetto alle attenzioni delle donne ed anzi debbono continuamente corteggiare e attenzionare le donne per evitare di essere sminuiti nel loro ruolo. Nella pratica clinica addirittura troviamo uomini che di fronte a problemi di natura sessuale tendono ad aumentare, in maniera quasi spasmodica e a volte anche smodata, le attenzione verso le altre donne in modo da dimostrare alla moglie che è lei la causa dei loro problemi. In questa tipologia rientrano tutti quelli che fanno corrispondere la oro stessa esistenza e potenza con l’erezione per cui l’assenza costituisce una ferita narcisistica difficile da accettare. Nei cambiamenti di costumi sessuali, comunque, stiamo assistendo ad un fenomeno tipicamente femminile in cui le donne per dimostrare di essere emancipate e totalmente libere, soprattutto quando la loro indipendenza non viene riconosciuta dal partner, tendono a mettere in atto le stesse condotte che prima erano una tipicità esclusivamente maschile. I matrimoni in questi tipi di relazione tendono a durare molto ed anzi, paradossalmente, i problemi nella coppia iniziano nel momento in cui l’infedele esce dal proprio ruolo.

Relazione nido vuoto

La relazione extraconiugale si inserisce all’interno di matrimoni nati per un bisogno di sicurezza di entrambi i partner in cui c’è sempre stato uno sforzo enorme nel tentativo di far funzionare la relazione di coppia. Infatti, le relazioni extraconiugali durano tantissimo tempo (addirittura possono accompagnare il matrimonio per tutta la sua durata) senza mettere comunque in discussione il matrimonio. I partner generalmente concentrano le loro attenzioni verso i figli e cercano, attraverso il tradimento, di trovare le soddisfazioni che non trovano all’interno del matrimonio. Generalmente non dividono più la camera da letto e la comunicazione si limita al quotidiano. Non ostentano la relazione come i sessuali, sono preoccupati dall’incapacità di agire bene sia nel matrimonio che nella relazione extraconiugale, che diventa una cosa seria che può durare 5 o 10 anni o più. Fino a oggi le donne sembrano non farne parte, ma stanno iniziando. Vi sono due varianti della relazione extraconiugale, quella in cui il significato è di una bravata ed è come la relazione chiamata ultima chance. E’ la crisi dell’uomo di mezz’età sebbene la cosa sia più complessa. E si ha con una donna molto più giovane, il matrimonio non è morto, ma malato. Solo i figli li legano, ma se hanno lasciato casa non hanno più questa funzione. La relazione extraconiugale rinvigorisce, eccita, fa sentire giovani e fa fare cose che si pensava non si potessero più fare. L’altra tipologia è quella in cui i mariti, con un matrimonio durato anni, desiderano lasciare la moglie, ma sembra loro difficile e passano meno tempo possibile a casa e inventano scuse per assenze notturne. La relazione extra matrimoniale è lunga, la moglie brontola, ma convive con la situazione. L’uomo infedele in questa versione è sempre depresso anche se le sue energie sono tutte incanalate nella sua carriera lavorativa. Se va dal terapeuta chiede di separarsi.

Sebbene i motivi della relazione extraconiugale siano gli stessi, i modelli per la donna infedele sono diversi in questo caso. È di solito più giovane del marito, e i bambini sono ancora a casa. Cerca un uomo della stessa età sposato o no. La relazione comincia come un’amicizia, forse sul lavoro. Una volta coinvolta, vuole tenere segreta la relazione. La società è dura con la donna che ha un amante ed essa ha paura di perdere i bambini, la sicurezza economica e gli amici, se viene scoperta.

La donna crede che se vi è un problema nel matrimonio è dovuto a qualcosa che lei ha fatto. La situazione tipica è che lei vuole una famiglia come ha sempre desiderato e se il marito non condivide lo sforzo, essa cerca di trovare compensazione alla sua assenza. Dopo il matrimonio, il marito può aver avuto una relazione extraconiugale, ma anche se scoperta, lei la trascura per il bene della famiglia, sebbene gli faccia sapere che è molto ferita. Depressa alterna sentimenti di colpa, non rigetta il marito e si sente distrutta.

In questi casi è possibile che si creino rapporti non soddisfacenti tra i coniugi, si resta insieme ma si continua a pensare all’altro. Le donne di solito scelgono di mantenere il matrimonio e la relazione extraconiugale può continuare fino alla morte.

Relazione con uscita di casa

La relazione extraconiugale serve solo a sancire al fine del matrimonio anche se spesso e in maniera errata viene considerata la causa della separazione. Generalmente si inserisce all’interno di una relazione logora in cui non vi è più attrazione tra i due partner. Infatti, il messaggio insito nel tradimento è: sono ancora desiderabile e attiro l’attenzione degli altri. Di fatto il terzo/a serve semplicemente a rompere il matrimonio tant’è che spesso seppure si dica che non si desidera essere scoperti, si lavora proprio in quest’ultima direzione. L’amante serve, quindi, dapprima ad essere il contenitore delle insoddisfazioni e poi per sancire la rottura del legame matrimoniale. Infatti, spesso il nuovo legame si legalizza attraverso un nuovo matrimonio che comunque è destinato al fallimento poiché la nuova compagna non aveva altro scopo che quello di rompere un rapporto di coppia logoro.

Dalla disamina di questi messaggi non si può non concludere che il tradimento essenzialmente si inserisce in una crisi di coppia che se non opportunamente trattata attraverso una terapia di coppia può portare alla rottura del matrimonio.

Il tradimento, tra l’altro, comporta una serie di conseguenze sia in chi lo effettua che in chi lo subisce. La rivelazione o la scoperta del tradimento  del partner, infatti,  è spesso un’esperienza drammatica e assimilata da alcuni autori ad un evento traumatico.

La sua scoperta provoca intense e imprevedibili emozioni che possono variare dalla rabbia intensa alla vergogna, dalla tristezza all’angoscia al risentimento.

E’ spesso un episodio devastante per il partner ferito, che sconvolge la percezione di sé stessi, della propria relazione di coppia e del proprio partner.

Si può avere la sensazione di non riconoscere la persona che si ha accanto e di non averla mai conosciuta realmente: si ha l’impressione di trovarsi accanto ad un estraneo.

Il partner ferito può sperimentare pensieri intrusivi e immagini del proprio compagno con l’amante, desiderio di vendetta, estrema agitazione, e altri sintomi riscontrabili nel Disturbo post traumatico da stress come disturbi del sonno, ansia generalizzata, irritabilità, difficoltà di concentrazione e ipervigilanza.

Il partner coinvolto nel tradimento sperimenta un cambiamento nella percezione di sé come persona onesta e dei propri valori personali, prova spesso intensi sentimenti di colpa e confusione sulle cause che lo hanno portato al tradimento.

La psicoterapia di coppia è molto utile per affrontare e superare la fase iniziale della crisi, a volte drammatica e molto intensa a livello emotivo, che segue la scoperta o la rivelazione del tradimento del partner.

Il superamento della crisi iniziale, può aiutare i coniugi a riflettere sulla loro relazione, sulle cause che possono aver contribuito al tradimento, sul suo significato e ad avere un’idea più chiara di sé, del partner e del proprio rapporto.

Questo può aiutare a prendere decisioni riguardo al matrimonio (relazione di coppia), con maggiore chiarezza e consapevolezza, non per reazione alla crisi.

La crisi di coppia innescata dal tradimento dovuto ad una relazione extraconiugale può divenire un’ opportunità potenzialmente importante per entrambi i coniugi per sentirsi coinvolti nel mondo emotivo dell’ altro/a e per ricostruire la relazione coniugale su nuove basi in modo da permettere a entrambi i coniugi di soddisfare le proprie necessità.

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